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Ottobre 21, 2022
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Aumento prezzi materie prime

Prima la pandemia e poi la ripresa hanno comportato un’impennata dei prezzi delle materie prime che mettono a rischio diversi settori, dall’edilizia alla produzione di beni.

Sulle materie prime si è delineato un quadro decisamente preoccupante a causa dell’incremento e della anomala oscillazione dei prezzi. I rincari hanno interessato, in particolare, l’acciaio, il ferro, i metalli non ferrosi (alluminio, rame, zinco…), la plastica, i polimeri e i materiali isolanti, oltre a tutto il settore energetico. Un aumento partito da lontano, ma che è stato accentuato dalla situazione pandemica.

I prezzi di molte materie prime provenienti da Cina, Corea e Usa sono raddoppiati
e sono dimezzate le forniture.

Le imprese hanno manifestato una forte preoccupazione perché, mancando i materiali, la produzione è rallentata. Per quanto riguarda il settore dell’edilizia, la scarsità di materie prime, dovute prima al blocco della produzione e poi delle esportazioni della Cina, è accompagnata da una forte domanda interna di interventi edili grazie al superbonus 110% e ad altre misure di incentivazione.

Il costo dei container è aumentato

Si fatica a trovare i container, il cui costo è triplicato. Molte resine – fondamentali per le costruzioni – sono difficilmente reperibili e con aumenti di prezzo superiori al 100%. Non ci sono bancali per le spedizioni. Non si trova l’acciaio, il legno, il vetro, il poliueretano, per citare alcuni dei materiali carenti. Di conseguenza, imprese e fornitori rallentano le attività fino a bloccare, in alcuni casi, la firma di nuovi contratti, mettendo a rischio le forniture di molti cantieri. Le aziende sono in forte sofferenza perché tali incrementi si sono verificati proprio nel momento in cui si stava profilando una minima ripresa economica, dopo le importanti difficoltà finanziarie e patrimoniali dovute alla situazione pandemica.

Secondo i dati dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) i prezzi delle materie prime sono saliti anche del 117% negli ultimi mesi, come nel caso del ferro, e ciò ha portato a un forte aumento della domanda (specie dalla Cina che da sola assorbe circa il 50% della produzione globale) e di conseguenza dei prezzi.

Ma tutte le commodity registrano forti incrementi: il rame si è apprezzato del 47% rispetto ai livelli pre-crisi, il grano del 12%, la soia del 15%, il legno del 6%, quello per pallet del 20%. Particolare attenzione sta richiamando la situazione nel settore degli acciai, sia sul fronte delle materie prime sia su quello del semilavorati, che ha avuto un rialzo fortissimo per effetto della domanda infrastrutturale cinese.

Secondo i dati della Confederazione della piccola e media industria, in accelerazione si registra anche il prezzo del rottame ferroso, balzato del 68%. L’aumento tariffario delle materie prime siderurgiche ha comportato rialzi da parte dei produttori di laminati. Secondo le ultime stime di Eurofer (European Steel Association), il consumo di acciaio in Europa continuerà a salire su base annuale. Se l’offerta nei prossimi mesi non si adeguerà, saranno possibili ulteriori aumenti. In questa fase di grande incertezza, il monitoraggio continuo dei costi delle commodity sui diversi mercati risulterà fondamentale.

Materiali come acciaio e alluminio sono indispensabili per molte categorie economiche: dai produttori di infissi e finestre alle industrie della lattoneria, dalle aziende che realizzano prefabbricati ai costruttori metallici, dai presagomatori dell’acciaio per il cemento armato ai produttori di porte e chiusure tecniche in metallo, dalle imprese che realizzano fondazioni e facciate continue a quelle che producono barriere di sicurezza, fonoassorbenti, anti caduta massi, fino ai costruttori di impianti tecnologici e ai produttori di lucernari, solo per citare alcuni.

La vicenda pandemica ha inoltre fatto emergere la fragilità della catena di approvvigionamento delle materie prime in Italia, già delicata nel nostro Paese per la nota assenza di tali materie nel nostro sottosuolo e per un posizionamento geografico più sensibile di altri a determinate emergenze.
Inoltre, la normativa attuale non contempla adeguati meccanismi di revisione prezzi, rendendo i contratti già sottoscritti non più economicamente sostenibili. Il rischio è quello di assistere ad un blocco generalizzato degli appalti, nonostante gli sforzi introdotti alle imprese per far fronte agli impegni assunti. Blocco che riguarderà non solo le attività più piccole, che saranno le prime ad andare in crisi, ma anche i grandi cantieri delle opere pubbliche, con importanti ripercussioni economiche e sociali.

Metalbox, per far fronte a questa situazione mai vista dal dopoguerra, che incide in modo importante sul settore, sia a livello italiano che europeo, sta impiegando tutte le risorse economiche e umane a sua disposizione: dagli accordi con i fornitori storici dell’azienda, con l’obiettivo di ridurre al minimo gli aumenti sui propri prodotti nel massimo rispetto della clientela, alle risposte in tempi immediati sugli andamenti dei prezzi nel mercato.

Le natura economica (mancanza di materiali e domanda molto elevata da parte della Cina), ma anche di origine speculativa, dell’aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime rende evidente come, in questo momento, sia fondamentale credere fortemente nel Made in Italy come risposta alle distorsioni del mercato.

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